Un esempio di riqualificazione urbana progettata dai grandi architetti di BIG, Bjarke Ingels Group Il parco delle meraviglie multietniche






articolo del 2012....con tutti gli spazi che abbiamo ancora non ci riusciamo!!!!! e l'aspetto importante che le strutture non sono danneggiate RISPETTO!

ecco l'articolo
http://www.rinnovabili.it/greenbuilding/il-parco-delle-meravilgie-multietniche604034/

  • 60 oggetti di arredo urbano per il parco multietnico nel cuore di Copenhagen, per fare sport in Thailandia, giocare a scacchi su tavoli di bambù indiano, o leggera all’ombra di un ciliegio giapponese



(Rinnovabili.it) – Ultimamente in Italia si parla moltissimo di riqualificazione urbana e trasformazione del tessuto sociale, paroloni che spesso si accompagnano ad efficienza energetica, a smart city ed ovviamente a Piano Città. Grandi tematiche che troppo spesso restano esclusivamente sulla carta, senza trasformarsi in realtà. Ma in cosa consiste davvero la riqualificazione urbana?
Ancora una volta la risposta arriva dai Paesi del nord Europa, precisamente dalla Danimarca, dove i grandi architetti di BIG, Bjarke Ingels Group, affiancati dalle competenze dei paesaggisti di Topotek1 e degli artisti di Superflex, hanno creato nel cuore del quartiere multietnico di Nørrebro in Copenhagen, un grande parco urbano destinato a lasciare il segno.

Collocato in uno dei quartieri più multiculturali della capitale danese, “Superkilen” è a tutti gli effetti un grande contenitore di “buone pratiche” provenienti in questo caso da ben 60 differenti nazioni. Si tratta della raccolta di numerosi elementi di arredo urbano come lampioni, bidoni, attrezzi ginnici, panchine, forniti singolarmente dagli stessi cittadini provenienti da ciascuna delle nazioni che di questo parco costituiscono la parte predominante, utilizzando materiali di riciclo, o di proprietà degli stessi utenti e destinati a rappresentare l’essenza di ciò che un parco urbano dovrebbe possedere.


Tre colori, tre zone, un unico quartiere


Il parco universale delle diversità corre per 750 metri all’interno del quartiere di Nørrebro e raccoglie al suo interno tre differenti zone, caratterizzate da tre differenti tinte cromatiche: ilverde, il rosso ed il nero.
ROSSO – Così la pavimentazione in caucciù rosa che ricopre il terreno della prima zona è puntellata da una serie di aceri rossi, che ne richiamano i colori, alternando alle panchine provenienti dalBrasile ed ai cestini in ghisa del Regno Unito, un anello di boxe thailandese, a disposizioni di tutti. Sono gli sport a caratterizzare lo spazio della zona rossa, dove tra le attrazioni meglio riuscite, che con semplici e basilari materiali hanno saputo creare giochi originali e nello stesso tempo ricchi di significato, come le costruzioni messa a disposizione dalla città di Chernobyl, la struttura per arrampicarsi in bambù fornita dall’India ed una serie di altalene provenienti dall’Iraq. Tra i tavoli da ping-pong della Spagna e le panche da picnic dell’Armenia, grandi e piccoli del quartiere si sono ritrovati in piazza, sfruttando uno spazio altrimenti inutilizzato in un grande elemento di scambio sociale.

NERO – La seconda zona (nera) è concepita invece some un salotto urbano, dove all’ombra dei ciliegi giapponesi e dei cedri Libanesi, è possibile giocare a giochi da tavolo, comodamente seduti sulle panchine in ferro battuto belga o sui tavolini brasiliani, dopo aver parcheggiato le bici nella rastrelliera norvegese, raffrescanti dalle zampillanti fontane Marocchine.
Uno spazio interamente dedicato alla cultura ed alla riflessione, composto da aree private per la lettura e grandi tavoli per il gioco di società.

VERDE – E’ il verde a caratterizzare la terza zona, un vero e proprio parco, con tanto di collinetta artificiale. Uno spazio dove giocare all’aria aperta anche come servizio aggiuntivo dell’adiacente scuola elementare, servito da piste ciclabili e percorsi pedonali per spostarsi in tutta sicurezza. Tra le nazioni protagoniste della Green zone troviamo l’Italia, che ha fornito un grande lampadario di design composto da materiale riciclato, un Osborne Bull dal Costa Rica ed una grande insegna fatta a ciambella dagli USA.


La mobilità dolce

Per creare un parco urbano accessibile e soprattutto fruibile da chiunque senza essere per forza costretti a fare affidamento ai mezzi privati per recarvisi, il progetto del parco è stato esteso anche al progetto della mobilità.
Il sistema infrastrutturale di tutta la zona e dei quartieri limitrofi, ha è stato appositamente ripensato, incorporando nuove fermate dei mezzi pubblici, ed estendendo la rete di piste ciclabili esistenti anche ai nuovi percorsi creatisi con il parco. Inoltre ai singoli cittadini del quartiere è stato chiesto dove collocare a livello geografico e per facilità d’accesso, il nuovo interscambio tra le linee dei bus ed i percorsi pedonali, ottenendo risultati sorprendenti dal punto di vista della riduzione del traffico cittadino e quadruplicando l’utilizzo della bicicletta.

L’aspetto più importante e il segreto del successo di questo parco, resta comunque il rispetto e l’educazione che tutti i fruitori del parco, dai bambini ai giovani agli adulti, hanno riservato da subito a tutte le sue componenti, senza danneggiare le strutture o sottratte gli oggetti di arredo urbano che rendono questo parco unico e raro, trasmettendo un messaggio molto più forte di tanti slogan.

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