Gita a San Leo -Rimini....e piadina o cassone....
Quando andiamo a trovare lo zio Evio a Rimini almeno una gita culturale non può mancare ..questa volta San Leo delizioso paese ma pochi chilometri da Rimini..(31 circa).nulla togliere a San Marino ma molto delizioso....e oltre alla passeggiata culturale c'è un fornaio che fa una buona spianata oppure in piazza ci sono piadine,cassone....insomma vale la pena di visitarlo e godere della serenità e tranquillità ....
San Leo, detta già Montefeltro, è situata a metri 583 s.m., a 32 km. da Rimini, nella Val Marecchia (SS 258), su un enorme masso roccioso tutt'intorno invalicabile;
vi si accede per un'unica strada tagliata nella roccia.
vi si accede per un'unica strada tagliata nella roccia.
Sulla punta più alta dello sperone si eleva l'inespugnabile Forte, rimaneggiato da Francesco di Giorgio Martini, nel XV secolo, per ordine di Federico lll da Montefeltro.
L'antichissima città che fu capoluogo (dall'origine alla fine) della contea di Montefeltro e teatro di battaglie civili e militari per circa due millenni, assunse con Berengario II il titolo di Capitale d'ltalia (962-964). S. Leone (sec. IV d.C.) ne fu l'evangelizzatore.
La città ospitò Dante ("Vassi in San Leo...") e S. Francesco d'Assisi, che qui ricevette in dono il Monte della Verna dal Conte Orlando di Chiusi nel Casentino (1213). Si conserva ancora la stanza ove avvenne il colloquio fra i due uomini.
Il panorama che si gode da San Leo è uno dei più belli e caratteristici della regione la vista spazia sui monti circostanti e lungo, la vallata del Marecchia, fino al mare.
Pieve.
Non siamo in possesso di fonti in grado di attestare l’anno in cui i romani giunsero in questo luogo, possiamo affermare che, fin dal III secolo, essi costruirono una fortificazione sul punto più elevato del monte.
Dalla Dalmazia,verso la fine del III secolo, giunsero Leone e Marino, ai quali si deve la diffusione del cristianesimo e della Diocesi di Montefeltro. Leone è considerato, per tradizione, il primo Vescovo di Montefeltro, anche se l’istituzione della Diocesi risale, probabilmente, al periodo fra VI e VII secolo, quando San Leo venne eretta a città (il primo vescovo è documentato soltanto nell’826).San Leo nacque in Dalmazia nel 270 circa e giunse in questi luoghi nel IV sec.d.C..In seguito alle persecuzioni dei cristiani arrivò a Rimini dove lavorò come tagliapietre nei cantieri del porto.
Dalla Dalmazia,verso la fine del III secolo, giunsero Leone e Marino, ai quali si deve la diffusione del cristianesimo e della Diocesi di Montefeltro. Leone è considerato, per tradizione, il primo Vescovo di Montefeltro, anche se l’istituzione della Diocesi risale, probabilmente, al periodo fra VI e VII secolo, quando San Leo venne eretta a città (il primo vescovo è documentato soltanto nell’826).San Leo nacque in Dalmazia nel 270 circa e giunse in questi luoghi nel IV sec.d.C..In seguito alle persecuzioni dei cristiani arrivò a Rimini dove lavorò come tagliapietre nei cantieri del porto.
Morì nel 360
Sull’originario sacrario edificato dallo stesso Leone che la tradizione vuole abile tagliatore di pietre, sorse la Pieve, dedicata al culto orientale della Dormitio Virginis.
L’edificio, costruito in epoca carolingia e rimodernato in età romanica, raccoglie intorno a sé il nucleo della città medievale. La chiesa è costruita in pietra arenaria e calcarea ed è fondata sulla roccia viva,ha due accessi quasi frontali,sopra le porte spiccano delle pseudo-loggette ornamentali a due archi che poggiano al centro su una colonnina ottagonale.la chiesa ha pianta basilicale senza transetto,a 3 navate coperte a capriate con absidi orientate.Importante l'abside guarda oriente e la facciata a ponente perchè i fedeli dovevano sempre guardare "orientem solem"cioè verso il sole che nasce,simbolo di Cristo.
Il presbiterio molto rialzato,sotto il quale si trova la cripta .La chiesa è illuminata da tre piccole monofore e dalla bifora in fondo alla navata centrale.
Come appare oggi è il risultato della riforma del concilio di Trento(1545-1563) :adeguamento degli spazi interni -demolizione del presbiterio e portato a livello navata ,nei muri dell'abside e quelli laterali vennero aperte delle finestre,furono aggiunti tre nuovi altari a carico delle famiglie benestanti,l'intonaco dell'interno era in calce bianca
La Pieve è dedicata a Santa Maria Assunta.Dopo il VII secolo, accanto alla Pieve, fu innalzata la Cattedrale, consacrata al culto del Santo Leone.
La Cattedrale:
una protuberanza di roccia, era adibito al culto delle divinità sin dall'epoca preistorica. L'edificazione del primo duomo altomedievale si ebbe nel VII secolo, quando l'antica Montefeltro (San Leo) venne eretta a civitas, diventando sede di una diocesi.
I resti della prima chiesa sono inglobati nell'attuale struttura romanica-longobarda. Ne rimangono inoltre numerosi frammenti scultorei, quali i resti del ciborio di San Leone, capitelli con motivi fitomorfici e i leoni alati del protiro, che sostengono una colonna della navata.
Su un pilastro della navata centrale, tra due testine ovoidali, è incisa la data 1173.Le mura sono interamente composte di conci di arenaria levigati, esternamente di color ocra e internamente di color grigio ferrigna
.Anticamente il duomo non era in posizione isolata ma era bensì affiancato dal palazzo Vescovile, dalla sede dei Canonici, da foresterie, ospedale, sacrestia e molto probabilmente dal battistero. Questi edifici, dalla torre alla pieve, costituirono per diversi secoli il quartiere cattedrale, una cittadella religiosa chiamata il Vescovado, probabilmente fortificata.
L'intera struttura presenta numerosi elementi asimmetrici. L'ingresso è posizionato su una fiancata anziché sulla facciata, situata su un ripido pendio roccioso. Il portale è sovrastato da busti scolpiti che raffigurano San Leone e San Valentino, proveniente dalla chiesa antica. Quello di San Leone è la più antica raffigurazione del Santo pervenuta ai giorni nostri. Come gran parte degli edifici di San Leo anche il duomo è privo di fondamenta poiché poggia direttamente sulla roccia. In essa sono inoltre scavate due scalette che conducono alla cripta. Le numerose monofore e bifore presentano strombature.
La pianta della chiesa è a croce latina, con tre navate divise da pilastri a fascio e colonne di spoglio, che sorreggono archi a sesto spezzato, accennando all'imminente stile gotico. Ogni pilastro e ogni colonna è ornato a livello del capitello da bassorilievi che raffigurano animali del cosiddetto bestiario cristiano, che simboleggiano i vizi e le virtù. Vi sono inoltre il pesce, simbolo del Cristo, diverse stilizzazioni dell'Albero della Vita e figure di uomini e donne, ad esaltare l'attività umana. Per le dimensioni emergono telamoni ecariatidi, che nel centro della navata e del presbiterio si contrappongono in maniera simmetrica.
Nel duomo sono inseriti, senza un preciso ordine, rocchi di colonne romane di marmo, di cui quattro, impreziositi da capitelli corinzi, si alternano ai pilastri nelle navate e nel presbiterio, testimoniando la presenza di edifici di epoca romana in loco.
In fondo alla navata centrale sono presenti numerose tombe, dove sono sepolti i membri delle antiche famiglie gentilizie della città. Nel presbiterio vi è invece il grande crocifisso pendente, donato alla cattedrale nel 1205 dal conte Montefeltrano di Montefeltro. Esso era originariamente issato sul suo carroccio. Il corpo di Cristo è stato ridipinto più volte nel corso del tempo mentre le figure laterali sono originali.
Prima della ristrutturazione cinquecentesca le due rampe di scale mediante il quale si accede al presbiterio erano più strette e ripide, come lasciano supporre tracce nella parete destra. Plutei, transelle e un'iconostasi marcavano la divisione tra il presbiterio e l'aula dei fedeli al posto dell'odierna balaustra. L'altare inoltre risultava più piccolo e sovrastato dalciborio, i cui frammenti sono esposti nel vicino museo d'Arte Sacra.
La cripta riporta gli stessi lineamenti architettonici della chiesa sovrastante, con una maggiore omogeneità nelle forme romaniche, facendola risultare la parte più antica del complesso, con archi a tutto sesto, volte a crociera, colonne e pilastri cuciformi. La luce proviene da piccole finestre con doppia strombatura. Una peculiarità sta inoltre nel fatto di essere dedicata a San Pietro, la cui intitolazione è diffusa tra le chiese più antiche della zona, facendo supporre che la cripta stessa sia il risultato della ristrutturazione di un tempio precedente, forse un'abbazia. Sull'altare è collocata una reliquia di San Leo, donata nel 1953 dalla comunità di Voghenza, che ne custodisce in un santuario le spoglie dal 1016. In fondo alla cripta, in una nicchia, si trova il coperchio del sarcofago del Santo, risalente al V secolo, tipico esempio di sarcofago romano.
Nel 1173 essa venne completamente rinnovata, nelle forme romanico-lombarde, e unita alla possente torre campanaria di probabile origine bizantina. Il nucleo della città sacra, composto dal Palazzo Vescovile e dalla residenza dei Canonici, veniva così a costituire un vero e proprio agglomerato urbano, la civitas Sanctis Leonis, arricchita di altri edifici dalla dinastia dei Montefeltro stabilitasi a San Leo a metà del 1100. Non a caso essi, discendenti della progenie dei Conti di Carpegna, assunsero il titolo ed il nome proprio dall’antica città-fortezza di Montefeltro-San Leo.
Il centro medievale conserva gli edifici romanici, Pieve, Cattedrale e Torre Campanaria, mentre i palazzi residenziali hanno subito numerose trasformazioni principalmente durante il periodo rinascimentale. L’abitato storico si estende intorno alle chiese che affacciano sulla piazza centrale, intitolata a Dante Alighieri, ed è composto da numerosi edifici: il Palazzo Mediceo (1517-23), la residenza dei Conti Severini-Nardini (XIII-XVI sec.), il Palazzo Della Rovere (XVI-XVII sec.), la Chiesa della Madonna di Loreto e abitazioni costruite fra il XIV e il XIX secolo.
Distanziata dall’agglomerato urbano, per evidenti ragioni difensive, è la Fortezza di Francesco di Giorgio Martini. Il Mastio medievale, difeso dalle quadrangolari torri malatestiane, venne definitivamente ridisegnato dall’architetto senese Francesco di Giorgio Martini per volere di Federico da Montefeltro nel 1479. Egli escogitò la doppia cortina tesa in punta fra torrioni circolari forgiati di beccatelli, la munì del grande rivellino rivolto a sud, al di sotto del quale pose una caratteristica casamatta.
Con la devoluzione del ducato urbinate al dominio diretto dello Stato Pontificio (1631), la rocca perse il suo carattere di arnese da guerra e fu adattata a carcere. Nel 1788, essendo le carceri della Fortezza di San Leo per la loro forma e situazione molto insalubri e minacciando uno di quei Baluardi imminente ruina, Giuseppe Valadier, nominato da Pio VII architetto dello Stato della Chiesa, fu incaricato di apportare all’intera struttura le necessarie migliorie. Dal 1791, fino alla morte avvenuta il 26 Agosto 1795, vi fu rinchiuso Giuseppe Balsamo, noto come Alessandro conte di Cagliostro, uno dei più enigmatici ed affascinanti avventurieri dell’età dei Lumi.
Con l’avvento dell’Unità d’Italia, San Leo non fu oggetto di riadattamento urbanistici, mantenendo inalterato l’impianto urbano.
Il centro medievale conserva gli edifici romanici, Pieve, Cattedrale e Torre Campanaria, mentre i palazzi residenziali hanno subito numerose trasformazioni principalmente durante il periodo rinascimentale. L’abitato storico si estende intorno alle chiese che affacciano sulla piazza centrale, intitolata a Dante Alighieri, ed è composto da numerosi edifici: il Palazzo Mediceo (1517-23), la residenza dei Conti Severini-Nardini (XIII-XVI sec.), il Palazzo Della Rovere (XVI-XVII sec.), la Chiesa della Madonna di Loreto e abitazioni costruite fra il XIV e il XIX secolo.
Distanziata dall’agglomerato urbano, per evidenti ragioni difensive, è la Fortezza di Francesco di Giorgio Martini. Il Mastio medievale, difeso dalle quadrangolari torri malatestiane, venne definitivamente ridisegnato dall’architetto senese Francesco di Giorgio Martini per volere di Federico da Montefeltro nel 1479. Egli escogitò la doppia cortina tesa in punta fra torrioni circolari forgiati di beccatelli, la munì del grande rivellino rivolto a sud, al di sotto del quale pose una caratteristica casamatta.
Con la devoluzione del ducato urbinate al dominio diretto dello Stato Pontificio (1631), la rocca perse il suo carattere di arnese da guerra e fu adattata a carcere. Nel 1788, essendo le carceri della Fortezza di San Leo per la loro forma e situazione molto insalubri e minacciando uno di quei Baluardi imminente ruina, Giuseppe Valadier, nominato da Pio VII architetto dello Stato della Chiesa, fu incaricato di apportare all’intera struttura le necessarie migliorie. Dal 1791, fino alla morte avvenuta il 26 Agosto 1795, vi fu rinchiuso Giuseppe Balsamo, noto come Alessandro conte di Cagliostro, uno dei più enigmatici ed affascinanti avventurieri dell’età dei Lumi.
Con l’avvento dell’Unità d’Italia, San Leo non fu oggetto di riadattamento urbanistici, mantenendo inalterato l’impianto urbano.
it.wikipedia.org/wiki/San_Leo_(Italia)
www.lavalmarecchia.it/comune/san-leo.html
www.san-leo.it/
/maps.google.com/maps?hl=it&q=san+leo+rimini&bav=on.2,or.r_cp.r_qf.&biw=1600&bih=805&bvm=pv.xjs.s.en_US.epv7Gxs5zsU.O&um=1&ie=UTF-8&sa=N&tab=wl
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